Notebook di Mirella Rossi
Appunti, link e approfondimenti

Acqua: elemento fondamentale per ogni tipo di vita
di Mirella Rossi
Grosseto: riprendiamo il nostro discorso sull’acqua ribadendo il concetto che l’acqua è l’elemento fondamentale per ogni tipo di vita, e lo facciamo citando le parole di un esperto, Giorgio Temporelli, esperto in igiene, normativa e trattamento delle acque, consulente scientifico per la fondazione AMGA, collaboratore del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, autore del libro “Acqua, sai cosa bevi?”
“L’acqua è il liquido amniotico in cui si sviluppa il feto, è il costituente essenziale delle cellule e dei tessuti, svolge un ruolo fondamentale nelle reazioni biochimiche che accompagnano i processi vitali, è un solvente per la maggior parte dei nutrienti, è il mezzo attraverso il quale ‘ganismo elimina le scorie metaboliche, ha un ruolo fondamentale nei processi digestivi, è indispensabile nella regolazione della temperatura corporea, agisce come lubrificante ed ammortizzatore nelle articolazioni e nei tessuti, aiuta a mantenere elastiche e compatte la pelle e le mucose”.
Senza approfondire troppo, abbiamo capito che senza acqua la morte di ogni essere vivente sarebbe inevitabile; la morte per disidratazione distrugge lentamente ogni processo metabolico, i tessuti, gli organi vitali. D’altra parte l’insufficiente apporto di acqua provoca alla lunga malattie e disturbi di notevole gravità. Sono famose ad esempio le allucinazioni di cui sono vittime coloro che si perdono nei deserti e restano a lungo senza bere; ma la mancanza di acqua si accompagna ad una mancanza di sali minerali, anch’essi di fondamentale importanza. Sia l’acqua che i sali minerali vengono inoltre assunti anche tramite gli alimenti, a loro volta più o meno ricchi del prezioso elemento. Ecco quindi che bere non è solo il soddisfacimento di un bisogno più o meno soggettivo, bere quando si ha caldo, o si è mangiato saporito, o si è fatto uno sforzo fisico: bere è una necessità, una “terapia di benessere”, una sana abitudine che tutti dobbiamo adottare.
Vedremo prossimamente che di acque ce ne sono tante, che ognuna è diversa dall’altra che è un’universo, quello liquido, che non si finisce mai di conoscere.

Ordine e classificazione delle acque minerali
di Mirella Rossi
Grosseto: abbiamo cominciato a parlare delle acque minerali, scoprendo che molte di esse sono naturalmente “frizzanti”. Abbiamo anche detto che hanno caratteristiche particolari e diverse tali da farle catalogare dal Ministero della Salute in una categoria specifica.
Vediamo quindi adesso quali sono e la loro esatta classificazione; in genere vengono divise in due categorie, una categoria considera il contenuto salino, quindi si tratta di una classificazione quantitativa, l’altra invece si basa sul contenuto di elementi, ed è una classificazione qualitativa. Nel primo caso, ovvero per le acque dal contenuto salino, le acque sono classificate come oligominerali (leggermente mineralizzate), o ricche di sali, o mediamente ricche di sali. Nel secondo caso le acque possono essere bicarbonate, solfate, clorurate, calciche, magnesiache, fluorate, ferruginose. Possono essere poi acidule, se molto ricche di anidride carbonica, sodiche, o iposodiche, a seconda della quantità di sodio contenuta.
Si capisce così che ogni acqua è diversa dall’altra, e che le peculiarità di ognuna possono essere utilizzate a volte anche a scopo terapeutico. Non stiamo in questo articolo a darvi le percentuali delle componenti che sono necessarie alla classificazione delle acque minerali, percentuali di legge, ovviamente: per esempio un’acqua iposodica deve avere una percentuale di sodio inferiore a 20 mg per litro.
La domanda che ci poniamo è invece se le acque in bottiglia siano veramente batteriologicamente pure, quali sono i metodi di conservazione, imbottigliamento e i controlli.
Ma di questo parleremo la prossima volta.
Nel frattempo non dimenticate di bere almeno un litro e mezzo al giorno…. di acqua, naturalmente!
Ricordiamo che molte delle informazioni sull’acqua provengono dalla consultazione del libro di un esperto, Giorgio Temporelli, che ci ha permesso di avere il suo libro “acqua sai cosa bevi” tra le fonti cui facciamo riferimento e che ringraziamo vivamente.

Liscia o gasata?
di Mirella Rossi
Ci siamo occupati nell’ultimo articolo dell’acqua minerale, liscia o gasata, come si usa dire. Da qualche tempo, per i palati più ”sensibili” è in commercio anche acqua “leggermente gasata”.
Vediamo allora quali sono le caratteristiche dei diversi tipi di acqua “frizzante”. Ci sono acque che sgorgano naturalmente addizionate di anidride carbonica, altre che vengono arricchite artificialmente al momento del confezionamento. La diversa quantità di anidride immessa o contenuta determina il gusto, più o meno frizzante. Mettiamo subito in chiaro che la maggior parte delle acque frizzanti non è di origine naturale, ma addizionata artificialmente di anidride carbonica. Questo per necessità, dato che la maggior parte dei consumatori preferisce acqua frizzante e la quantità di quella naturalmente frizzante è veramente esigua. Inoltre le acque frizzanti naturalmente contengono una piccola quantità di anidride, sono quindi molto lievi e delicate. Ma come avviene il processo di gasatura? E' un procedimento sicuro e non nocivo per la salute? Ed il gas addizionato da dove viene? Domande che il consumatore, che non conosce la materia, può porsi legittimamente. Il procedimento di gasatura avviene, in ambienti regolarmente controllati, con l’ausilio di un saturatore, un dispositivo che consente di disciogliere in un liquido (acqua o bibita) una quantita a piacere di anidride carbonica.
In base al quantitativo le bevande vengono classificate come: (classificazione tratta dal libro di Giorgio Temporelli “acqua sai cosa bevi”) lisce o piatte: quando è presente in quantità minore di 250 mg/l; effervescenti naturali: quando è presente in quantita superiore a 250 mg/l; addizionate con anidride carbonica: quando viene aggiunta anidride carbonica non proveniente dalla stessa falda o giacimento; rinforzate col gas della sorgente: quando l’anidride carbonica aggiunta proviene dalla stessa falda o giacimento; parzialmente degasate: se l’anidride carbonica presente alla sorgente è parzialmente eliminata; totalmente degasate: se l’anidride carbonica presente alla sorgente è stata totalmente eliminata.
L’anidride carbonica ha il ruolo di rendere le acque minerali e la maggior parte delle bibite (soft drink, birre, ecc.), gradevoli al palato e digeribili. L’anidride carbonica è quindi in grado di conferire all’acqua proprietà tali da renderla più o meno piacevole al consumo, senza implicazioni di tipo sanitario perchè la composizione salina rimane la stessa.
La domanda che ci porremo al prossimo incontro sarà: ma allora quale acqua bere e a chi è più o meno adatto un tipo o l’altro di acqua?

Le acque termali
di Mirella Rossi
Quando si parla di acque termali vengono in mente le sorgenti di acqua calda, usate anche a scopo terapeutico sin dall’antichità. Tuttavia le acque termali sono per la maggior parte fredde, non in modo eccessivo, per la verità, essendo la temperatura di circa 30°.
Nei centri termali però l’acqua, per ovvie ragioni di confort, subisce a seconda degli usi opportuni processi di riscaldamento o raffreddamento. Riportiamo di seguito la definizione delle acque termali che dà Giorgio Temporelli, l’esperto che ci supporta con la sua pubblicazione sull’acqua.
Le acque termali sono particolari acque minerali, caratterizzate da una determinata composizione salina. Per le acque minerali vengono riconosciute caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute, mentre è vietato attribuire loro proprietà riguardanti la prevenzione, la cura e la guarigione di malattie umane. Le acque termali, invece, possono essere utilizzate per fini curativi, generalmente alla sorgente presso gli stabilimenti termali, e per questo motivo la legislazione vigente per le acque minerali naturali non viene applicata al caso termale.
Ma perché queste acque sono diverse, a parte la temperatura?
E’ diverso l’odore, il sapore, il colore, a volte la viscosità. Tutto questo perché provenendo da bacini profondi e da percorsi che hanno toccato starti profondi di materiali diversi si sono arricchite naturalmente di sostanze che possono essere benefiche per alcune patologie.
Il termalismo è una branca della medicina; dopo accurate analisi e l’ausilio anche di tecniche e macchinari all’avanguardia il medico specializzato in termalismo prescrive l’acqua più adatta al disturbo da curare e le modalità di assunzione, che vanno dai bagni alle inalazioni al bere direttamente alla fonte.
Fin dall’antichità molti disturbi sono stati curati col termalismo.
I Romani appresero la scienza dall’oriente e ne fecero tesoro. Esistono ancora nei pressi di Civitavecchia le vecchie terme dove i centurioni andavano a curare le loro ferite, e tutti conoscono le famose Terme di Saturnia le più note della Toscana, dove però ne esistono moltissime altre, con diverse specifiche che ultimamente sono diventate vere e proprie Beauty Farm.
Insomma, una vacanza alle terme, consigliata dallo specialista diventa una cura non solo efficace ma anche molto piacevole, sia per il corpo che per lo spirito.
Anche su questo argomento torneremo presto, per vedere insieme quali e quante acque termali possono aiutarci a …. vivere meglio!

La gestione dell’acqua
di Mirella Rossi
Mai come in questa pazza estate si è parlato di acqua, acqua che distrugge, acqua che travolge, acqua che arriva dal cielo in quantità fuori dalla norma.
Ma dove va quest’acqua?
E’ vero che ci garantisce una sicurezza di approvvigionamento?
In effetti non è proprio così, vediamo perché. L’acqua è un elemento naturale che non ha le caratteristiche di potabilità e purezza richiesta dall’uso umano. La sua gestione passa attraverso una serie di provvedimenti e accorgimenti che ne garantiscono la fruibilità senza danni per ‘ganismo umano.
Nei paesi che non hanno queste strutture sono moltissime le malattie portate proprio dall’acqua, che nel suo tragitto sotterraneo o superficiale raccoglie di tutto: minerali anche nocivi, metalli pesanti, scarti e residui, marciumi e tanti altri elementi fortemente tossici. Per non parlare delle sostanze che l’uomo stesso disperde, senza un minimo di rispetto, nelle acque di fiumi, torrenti e laghi. Stiamo parlando di acqua “dolce”, ovvero priva dei sali e delle sostanze dell’acqua marina.
Quest’acqua che arriva sulla terra con le piogge e con l’evaporazione naturale va ad arricchire le falde del terreno, si disperde in mille rivoli, viene assorbita. L’acqua che usiamo e che esce dai nostri rubinetti, o dalle fontane, è stata prelevata appunto dalle falde sotterranee e dalle sorgenti, incanalata in apposite strutture, filtrata e sanificata con sostanze (cloro) e mezzi meccanici, e così resa fruibile. La maggior parte dell’acqua si perde nella terra. Questo fa capir come l’uso dell’acqua sia soggetto a costose opere e continua manutenzione e controllo, per far si che sia un elemento di vita e di salute.
Ecco perchè ognuno di noi dovrebbe essere consapevole che controllare l’acqua del rubinetto è essenziale.
Nel prossimo incontro vedremo che esiste una vera e propria carta dell’acqua, con precisi articoli. La gestione dell’acqua

La “carta dell’acqua”
di Mirella Rossi
Abbiamo detto qualche settimana fa che esiste una “carta dell’acqua”, un vero e proprio documento ufficiale nel quale vengono riconosciute e sancite le linee di comportamento e tutela del prezioso elemento.
Bene, per non incorrere in errori o imprecisioni ancora una volta pubblichiamo la Carta dell’Acqua così come è fedelmente riportata nel libro “Acqua, sai cosa bevi?” di Giorgio Temporelli. Cogliamo anche l’occasione per ringraziare l’autore che ci ha gentilmente concesso di attingere alle preziose informazioni contenute nella sua opera.
Questo il documento ufficiale, il primo a livello internazionale, fu pubblicato il 6 Maggio 1968 a Strasburgo dal Consiglio d’Europa: Ecco i 12 punti che costituiscono la Carta dell’Acqua:
Non c’e vita senza acqua. L’acqua e un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività umane.
Le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili. E’ indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle.
Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono.
La qualità dell’acqua deve essere sempre mantenuta in modo tale da poter soddisfare le esigenze delle utilizzazioni previste, specialmente per i bisogni della salute pubblica.
Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita all’ambiente naturale, deve essere in condizioni da non compromettere i possibili usi dell’ambiente, sia pubblici che privati.
La conservazione di una copertura vegetale appropriata, di preferenza forestale, e essenziale per la conservazione delle risorse idriche.
Le risorse idriche devono essere accuratamente inventariate.
La buona gestione dell’acqua deve essere materia di pianificazione da parte delle autorità competenti.
La salvaguardia dell’acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione pubblica.
L’acqua e un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. Ciascuno ha il dovere di economizzarla ed utilizzarla con cura.
La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche.
L’acqua non ha frontiere. Essa e una risorsa comune, la tutela della quale richiede la cooperazione internazionale.
Nonostante però la buona volontà e l’impegno delle nazioni sono ancora molti i paesi in cui l’acqua viene sprecata e quelli in cui la carenza del prezioso elemento crea situazioni drammatiche.
Quando apriamo i nostri rubinetti da cui esce l’acqua “potabile”, pensiamo quindi che lo spreco e il cattivo uso dell’acqua sono anche una mancanza di rispetto per chi non ne ha.

Impariamo a conoscere l’acqua, 4°capitolo
di Mirella Rossi
Abbiamo già parlato di alcune credenze relative al corretto consumo dell’acqua da bere; continuiamo la nostra osservazione per quel che riguarda la salute e l’estetica.
Non è vero che le acque oligominerali aiutano a mantenere la linea o “curare la cellulite”. I sali contenuti nell’acqua favoriscono l’eliminazione di quelli contenuti in eccesso nell'organismo. Nei bambini, in particolare, sarebbe bene non utilizzare le acque oligominerali in modo esclusivo, ma bisognerebbe alternarle con quelle più ricche di minerali, in quanto una diuresi eccessiva può impoverire di sali minerali un organismo in crescita.
I minerali presenti nell’acqua, in quantità diverse a seconda della provenienza delle sorgenti, sono già presenti in ogni organismo, che ha la possibilità di reintegrarli se mancano o di smaltirli con le urine, proprio grazie all’acqua.
Non è vero che il calcio presente nell’acqua non è assorbito dal nostro organismo. Ricerche recenti dimostrano il contrario. La capacità dell’intestino umano di assorbire il calcio contenuto nelle acque (spesso presente in quantità consistente) è considerata addirittura simile a quella relativa al calcio contenuto nel latte.
Non è vero che il calcio presente nell’acqua favorisce la formazione dei calcoli renali. E’ il contrario in effetti: le persone predisposte a formare calcoli renali devono bere abbondantemente e ripetutamente nel corso della giornata, senza temere che il calcio contenuto nell’acqua possa favorire la formazione dei calcoli stessi: anzi, è stato dimostrato che anche le acque minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo.
Non è vero che l’acqua gasata fa male. Né l’acqua naturalmente gasata né quella addizionata con gas (normalmente anidride carbonica) creano problemi alla nostra salute, anzi l’anidride carbonica migliora la conservabilità del prodotto. Solo quando la quantità di gas è molto elevata si possono avere lievi problemi in individui che già soffrano di disturbi gastrici e/o intestinali.
Non è vero che le saune fanno dimagrire. Le saune fanno semplicemente eliminare sudore. Lo stesso organismo provvederà a reintegrare prontamente le perdite, cosicché nell’arco di poche ore il peso tornerà ad essere esattamente quello di prima.
Alla luce di quanto detto la deduzione logica è che l’acqua fa bene, che va bevuta in quantità giusta, con modalità corrette , senza farsi condizionare da informazioni inesatte ed improprie.
Ma le acque sono tutte uguali?
Certo che no, e di questo parleremo nei prossimi articoli.

Impariamo a conoscere l’acqua
di Mirella Rossi
L’acqua è un prodotto che ha alimentato da sempre credenze popolari il più delle volte prive di un fondamento di verità.
Chiariamone alcune.
Non è vero che l’acqua deve essere bevuta al di fuori dei pasti. La convinzione che non faccia digerire e gonfi lo stomaco è sbagliata. Al limite, se si eccede nella quantità si allungheranno di un poco i tempi della digestione (per una diluizione dei succhi gastrici), ma una adeguata quantità di acqua (non oltre i 6-700 ml) è utile per favorire i processi digestivi perché migliora la consistenza degli alimenti ingeriti.
Non è vero che l’acqua fa ingrassare. L’acqua non contiene calorie e le variazioni di peso dovute all’ingestione o eliminazione dell’acqua sono momentanee e ingannevoli. Anzi, una quantità d’acqua valutata intorno al litro e mezzo al giorno aiuta ‘ganismo a depurarsi dalle scorie del metabolismo, aiuta il funzionamento dei reni e degli organi interni.
Non è vero che bere molta acqua provoca maggiore ritenzione idrica. La ritenzione idrica dipende più dal sale e da altre sostanze contenute nei cibi che consumiamo che dalla quantità di acqua che ingeriamo. Come detto in precedenza, anzi, bere acqua aiuta a smaltire le scorie.

Il pianeta acqua
di Mirella Rossi
Il nostro pianeta si chiama Terra, ma dovrebbe forse chiamarsi acqua, dato che ben il 71% di esso è formato da questo elemento. Di questo
71% però la maggior parte è acqua salata degli oceani o acqua dei ghiacciai, per cui quella a disposizione è si moltissima, non distribuita in modo uniforme.
Nei paesi cosiddetti “civilizzati” la grande disponibilità di acqua e la buona qualità di essa ci fa dimenticare che oltre un miliardo di persone non hanno accesso diretto all’acqua potabile, mentre sono trenta milioni (prevalentemente bambini) quelle che, ogni anno, muoiono a causa dell’insufficiente del prezioso liquido o per la diffusione di epidemie legate al consumo di acque inquinate.”
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha calcolato che per vivere un organismo ha bisogno di 50 litri di acqua al giorno, e solo per sopravvivere almeno di 5 litri nelle 24 ore. Ma la popolazione mondiale aumenta, anche i cibi e la loro preparazione necessitano di acqua, quindi aumenta il fabbisogno e le riserve diminuiscono rapidamente.
I paesi poveri di acqua stanno faticosamente e dispendiosamente impiantando immensi dissalatori per usare l’acqua dei mari con il sistema dell’osmosi inversa. Ma tutto ciò non basta, si spreca purtroppo ancora molta, troppa acqua. Vogliamo intanto capire cosa si intende per acqua pura? E’ un discorso lungo e complesso che affronteremo.
Nel frattempo, per saperne di più, non dimenticate di bere e …… seguiteci. Ne leggerete delle belle!!

Approfondimenti sull’acqua
di Mirella Rossi
Eccoci qua, cari lettori, a continuare la nostra chiacchierata sull’acqua: ma cosa c’è da dire sull’acqua, l’acqua è…. acqua! Incolore, insapore, inodore.
Almeno così sembra, ma non è assolutamente vero. Abbiamo parlato delle sostanze che l’acqua raccoglie nel suo percorso, sostanze spesso nocive per la natura e per l’uomo. L”acqua però ha anche importanti componenti, al di là di ossigeno ed idrogeno; essa è un alimento, come ogni altra sostanza contiene principi nutritivi, ovvero i sali minerali, che possono essere utilizzati dagli esseri viventi e dagli organismi vegetali.
Nel libro scritto da Giorgio Temporelli “Acqua, sai cosa bevi? ” si dice che “tra i nutrienti indispensabili alla vita dell’uomo ci sono gli zuccheri, i grassi e le proteine; a questi vanno aggiunte le vitamine e l’acqua, che non hanno una funzione alimentare diretta perchè non forniscono energia al corpo umano, ma sono indispensabili alla vita perchè intervengono nella regolazione di numerosi processi fisiologici.”
Sappiamo che senza cibo si può resistere per lunghi periodi, ma senza la preziosa acqua i tempi di sopravvivenza sono ridottissimi. L’acqua, oltre al suo importante apporto di sali minerali, ha un effetto riempitivo dei tessuti. La sua percentuale diminuisce con l’avanzare dell’età, e le cosiddette creme idratanti servono per lo più a reintegrare acqua negli starti superficiali della pelle. Ma allora l’acqua non passa nel nostro organismo solo per “pulire” e portare via le scorie ma entra come componente essenziale in numerosi processi metabolici. Se è vero che l'organismo umano è una complessa e meravigliosa macchina, ecco che si comprende come per farla funzionare perfettamente la natura non abbia creato niente di inutile. La quantità di acqua necessaria varia da individuo ad individuo da situazione a situazione ma l'organismo umano non tollera variazioni consistenti nel contenuto di acqua: la sete, la secchezza della bocca, i crampi muscolari sono campanelli d’allarme da non sottovalutare.
Abbiamo detto che l’acqua è … acqua, ma nel prossimo incontro andremo a vedere come in effetti l’acqua abbia mille sapori e mille odori, tanto da avere un sua carta nei migliori ristoranti del mondo, dove ogni acqua ha il suo abbinamento con il cibo, proprio come i grandi vini!

Acqua: che cos’è?
di Mirella Rossi
L’acqua, elemento necessario e indispensabile alla vita sulla Terra, è un composto chimico la cui formula molecolare è H2O. Una formula capace
di rivelare gli elementi di cui l’acqua è composta. Essa è formata, infatti, da due atomi di idrogeno legati, attraverso un legame covalente, ad un atomo di ossigeno. Una struttura molto semplice per un composto che alla vista si presenta incolore, insapore e inodore. La scienza ricerca l’acqua anche sui pianeti più lontani, dopo aver appurato senza dubbio alcuno che solo ed esclusivamente in presenza di acqua è possibile lo sviluppo di qualsiasi forma di vita.
Sul nostro pianeta sono ancora troppe le popolazioni che soffrono per la mancanza di questo elemento, spesso raggiungibile solo a costo di grandi sacrifici e notevoli spostamenti. La salute e la difesa da molte malattie dipendono dall’acqua, ma la logica del profitto ha portato allo sfruttamento delle sorgenti ed alla commercializzazione con modalità spesso incuranti del controllo sanitario e della qualità e modalità di conservazione.
Per avere chiarimenti e maggiori informazioni visitate la FanPage ufficiale di AMITAP a questo link: https://www.facebook.com/pages/Amitap/750286454992299?ref=hl

“Che acqua esce dai rubinetti?”
di Mirella Rossi
Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato dell’acqua che le piogge ed altri fenomeni atmosferici trasferiscono sulla terra e che poi viene assorbita e convogliata nelle falde acquifere sotterranee e nelle sorgenti.
Ma che acqua esce dai rubinetti?
Troppo spesso a questa domanda il cittadino non riesce ad avere risposte per la mancanza di trasparenza da parte di regioni, ASL e gestori del servizio. L’Italia è un paese che utilizza tantissima acqua potabile ma al tempo stesso i cittadini sono tra i primi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia. Per la sua conformazione geografica il paese ha a disposizione grandi riserve di acqua ma le gestisce in modo pessimo e il cittadino si rivolge al mercato delle acque in bottiglia.
Purtroppo i recenti scandali che hanno visto coinvolti gli acquedotti di varie regioni, dalla Calabria all’Abruzzo passando per il Lazio, con acqua distribuita all’arsenico o ai solventi clorurati a centinaia di migliaia di persone rivelano l’esistenza di forti criticità del sistema e le carenze delle norme attuali. Inoltre inizia ad essere evidente la condizione di inquinamento che affligge le falde acquifere di molte regioni. Per questo è oggi necessaria una legge, che superi il Decreto legislativo 31/2001, e che ponga l’attenzione sul tema della trasparenza e dell’accesso ai dati dell’acqua potabile da parte dei cittadini. Con la direttiva sulle acque 2000/60/CE ,si precisano gli obbiettivi della politica della Comunità, “che deve tendere alla salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale, nonché all’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, e che deve essere fondata sulla precauzione, sull’azione preventiva, sulla riduzione dei danni causati all’ambiente e sul principio “chi inquina paga”.
Per la prima volta la Risoluzione ONU del 28 luglio 2010 ha dichiarato che quello all’acqua è un diritto umano universale e fondamentale (in particolare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari).
Il testo della Risoluzione costituisce un passo importante per affrontare il problema della scarsità delle risorse idriche svincolando l’acqua dalle logiche di mercato. Oggi in moltissime aree del paese ASL e gestori non mettono a disposizione sul WEB o non aggiornano i dati relativi ai controlli che pure sono quasi quotidiani.
E’ anche necessaria l’introduzione di un Piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano, strumento suggerito ‘ganizzazione Mondiale della Sanità. Il Piano dovrà essere incentrato non solo sulla qualità dell’acqua ma anche sulla sua disponibilità, tenendo conto degli effetti potenziali dei Cambiamenti climatici in atto. Il Piano dovrà essere elaborato dalle regioni con la partecipazione dei cittadini. Inoltre si prevede che il Ministero della Salute rivaluti i limiti di legge ogni tre anni sulla base delle evidenze scientifiche, introducendo altresì nuove linee guida per la ricerca da parte delle ASL di sostanze non tabellate ma ugualmente pericolose e la valutazione degli effetti sinergici sulla salute di sostanze che possono essere presenti contemporaneamente nell’acqua. La proposta preclude la captazione di acque potabili da siti inquinati e nelle aree immediatamente a valle. Infine, a tutela del diritto dei cittadini ad avere acqua salubre e “trasparente” si aumentano notevolmente le sanzioni pecuniarie che oggi sono risibili e si introducono sanzioni penali per i casi più gravi di violazione delle norme sulla potabilità, prevedendo anche nei casi più gravi la decadenza dell’affidamento del servizio per le società di gestione.
Tutte queste proposte, che tendono a creare una situazione di tutela della salute ma anche di risparmio pecuniario per i consumatori, sono state presentate in parlamento dal Movimento 5 Stelle. Da non dimenticare infine che il business dell’acqua in bottiglia è in mano a multinazionale che nessun interesse hanno alla introduzione delle suddette leggi, anzi, tendono ad ostacolarle per una evidente e conseguente calo dei loro profitti.

L’acqua del rubinetto
di Mirella Rossi
Siamo soliti chiamarla anche acqua potabile, ma….. non è sempre la stessa acqua quella che esce dai diversi rubinetti, nelle case, nei ristoranti o nelle fontanelle. Abbiamo detto che le acque minerali sono diverse tra loro, per caratteristiche chimico-fisiche. Così accade anche per l’acqua del rubinetto. Se vogliamo essere precisi dobbiamo dire che anche l’acqua di acquedotti diversi è…. differente!
Si può anche capire il perché: in ogni località si sfruttano le falde acquifere presenti sul territorio, che proprio per i motivi che abbiamo esaminato qualche settimana fa (minerali presenti nel terreno, rocce e altro) sono diverse da località a località. Le regole per la depurazione che vengono usate dagli acquedotti sono uguali, sancite da precise norme, ma agiscono solo sui componenti nocivi dell’acqua, non sulla sua composizione. Detti trattamenti le rendono idonee ad essere usate per il consumo umano. Da considerare che le suddette regole di depurazione sono uguali per tutti i paesi della comunità europea. In Italia, per nostra fortuna, siamo ricchi di falde profonde, e sono queste le più sfruttate; l’acqua però viene prelevata anche da falde più superficiali, ed in parte da laghi e fiumi. Quasi inesistente l’acqua prelevata da bacini salmastri, che come si intuisce ha bisogno di ben altro trattamento.
L’acqua desalinizzata, invece, viene largamente usata da molti paesi che non hanno falde acquifere sufficienti. A seconda dell’acqua che viene estratta dalla falda e dalle sue caratteristiche i vari acquedotti adottano tecniche diverse ed impianti più o meno sofisticati. Per fare un esempio, una città del Trentino con una falda proveniente dai ghiacciai più incontaminati avrà bisogno di un impianto di potabilizzazione semplice, mentre l’acqua di un invaso o di un fiume dovrà essere trattata in modo più complesso per essere resa potabile. Una cosa però accomuna le acque potabili: l’acqua che scende dal rubinetto è sicuramente controllata quotidianamente.

E se l’acqua di sorgente è…..?
di Mirella Rossi
Eccoci qua a parlare ancora dell’acqua potabile, degli acquedotti e delle sostanze che vengono utilizzate per rendere l’acqua “bevibile” ( per usare un termine comprensibile a tutti.) Abbiamo accennato che l’acqua viene classificata in base alla purezza alla fonte o alla sorgente come acqua di categoria A1 A2 A3. La categoria A3 è quella dell’acqua meno pulita, che contiene sostanze nocive o poco salutari, che deve perciò essere trattata con metodi e sostanze più aggressivi. Ci sono poi acque che non riescono addirittura ad entrare nella categoria A3 , veramente inquinate o poco idonee.
Cosa fare allora?
L’acqua è un bene preziosissimo, e vale sempre la pena di recuperarne quanta più possibile, per cui tanto peggiore è la qualità di partenza dell’acqua, tanto più intenso ed invasivo deve essere il trattamento di potabilizzazione. Già nel 1800 si cominciò ad usare un processo particolare per la chiarificazione dell’acqua, detto “processo di coagulazione seguito da filtrazione rapida”. In pratica l’acqua veniva fatta decantare in grandi vasche per sedimentare i residui, poi filtrata con filtrazione lenta. Oggi grazie all’azione combinata di impianti di ultima generazione, seguiti da filtri a sabbia rapidi, il processo non è più soltanto fisico ma chimico-fisico e come si intuisce molto più veloce.
Un altro fenomeno è la formazione di fanghi di potabilizzazione, sui quali si operano dei trattamenti di tipo chimico, biologico o fisico-termico prima del loro smaltimento finale o riutilizzo. Questi fanghi sono costituiti da tutta la parte sedimentabile e filtrabile presente nelle acque grezze, e sono molto più presenti nelle acque provenienti da sorgenti o fonti superficiali. Il fango va trattato prima di essere smaltito, soprattutto per ridurre al minimo il suo volume, con centrifughe e presse in modo da rendere minimo il costo del trasporto e dello smaltimento. Una volta trattato e stoccato, il fango può essere smaltito (mediante incenerimento o in discariche controllate di rifiuti speciali) oppure riutilizzato (sul suolo adibito ad uso agricolo o per usi diversi in edilizia e negli impianti di compostaggio).
In Italia il cloro e i prodotti a base di cloro sono sicuramente i disinfettanti più utilizzati, ma da quando si è scoperto che le acque sottoposte a trattamento con il cloro contengono una serie di sostanze indesiderabili, note come sottoprodotti ,si stanno cercando disinfettanti alternativi o strumenti che rendano non nocivi simili trattamenti.
Seguiteci e scopriremo come……

Come funziona un acquedotto?
di Mirella Rossi
Questa è una domanda che non ci facciamo quasi mai, tanto siamo abituati a prelevare acqua dal rubinetto, con la certezza che c’è chi pensa a renderla pulita e bevibile. Paghiamo un servizio e diamo per scontato che tutto vada bene, che le cose vengano fatte secondo norma, che gli addetti siano competenti e così via. E’ giusto che i cittadini non debbano preoccuparsi di cose che sono per legge delegate ad esperti e tecnici, ma saperne un po’ di più non guasta!!
Allora diamo ancora una volta a quelli che sono i passaggi chiave del funzionamento di un acquedotto pubblico. Abbiamo detto che non tutti gli acquedotti lavorano con lo stesso sistema e con lo stesso schema, proprio per la diversità delle acque e delle loro peculiarità. Alcuni acquedotti possono permettersi, grazie alla buona qualità della fonte che hanno a disposizione, di non trattare l’acqua, o di farlo solo con un trattamento con lampade a ultravioletti ad alto potere germicida. Questo metodo non influenza le caratteristiche di composizione dell’acqua e nemmeno le sue qualità organolettiche. Certo perché questo sia attuabile bisogna che ci siano altre condizioni ottimali, come la rete di distribuzione in ottime condizioni che non rilascia quindi materiali inquinanti. Data la situazione della rete idrica nazionale, ormai molto antica, si capisce che solo acquedotti di recente costruzione rispondono a questo criterio. Nella maggior parte degli acquedotti pubblici l’acqua viene “clorata” ovvero trattata con cloro, e filtrata più volte, e in alcuni casi vengono usati, oltre al cloro, anche altri reagenti chimici. Ci si chiede allora se tali sostanze possono essere nocive per noi che la beviamo. La risposta è no, sempre che l’uso e la quantità di tali sostanze siano controllate costantemente da personale specializzato.
Esiste una classificazione delle acque, che il Libro “Acqua sai cosa bevi ” di Giorgio Temporelli riporta fedelmente; eccola:
"La legge vigente stabilisce che le acque dolci superficiali, per essere utilizzate o destinate alla produzione di acqua potabile, vengano classificate dalle regioni nelle categorie A1, A2, A3, a seconda delle loro caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche. Le acque di categoria A1 sono le migliori e per la loro potabilizzazione è richiesto un modesto trattamento costituito generalmente da disinfezione e filtrazione, mentre la categoria A3 è invece la peggiore e per queste acque sono previsti trattamenti piu spinti ed invasivi.
A seconda della categoria di appartenenza sono richiesti i seguenti trattamenti:
categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione;
categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione;
categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione."
Chiudiamo con una domanda: e se l’acqua ce la depurassimo da soli? Parliamone.

Che acqua beviamo?
di Mirella Rossi
Cari amici, abbiamo speso un bel po’ di parole per parlare dell’acqua “potabile” cioè quella che esce dai nostri rubinetti e dalle fontanelle, e che viene trattata e depurata per essere consumata. Benissimo, allora adesso vediamo che acqua beviamo davvero, dato che abbiamo già dichiarato che non si tratta della stessa identica acqua, ma che essa varia, per le componenti ed i trattamenti cui è sottoposta, da zona a zona e da acquedotto ad acquedotto.
Sentiamo per esempio classificare l’acqua come dura o dolce, ma cosa vuol veramente dire? La durezza dell’acqua è data dal contenuto totale di sali di calcio e magnesio in essa disciolti. Anche qui però bisogna distinguere la durezza temporanea da quella effettiva; in pratica i bicarbonati di calcio e di magnesio si eliminano con la bollitura dell’acqua, e si tratta quindi di una durezza temporanea. La durezza permanente invece non si elimina con l’ebollizione ed è dovuta agli altri sali di calcio e magnesio (ad es. solfati e cloruri) che restano sempre disciolti in soluzione.
Questi sali, proprio perchè non precipitano, non creano problemi di incrostazioni, a differenza di quelli di calcio e magnesio che si depositano nelle tubazioni e nelle rubinetterie aiutati dall’eventuale innalzamento della temperatura. Il problema del calcare a livello domestico è infatti molto sentito per quegli elettrodomestici che scaldano l’acqua, come lavatrici, lavastoviglie, ferri da stiro e macchine da caffe; questo spiega l’ampia diffusione di addolcitori ed altri dispositivi anticalcare (nota di precisazione tratta dal testo di Giorgio Temporelli). Esistono varie unità di misura per la durezza, la più utilizzata a livello mondiale ed in particolare in Italia, e quella cosiddetta in gradi francesi: un grado francese (°F) di durezza corrisponde ad un contenuto di sali di calcio e/o magnesio equivalente a 10 mg di carbonato di calcio per litro d’acqua. Esistono varie classificazioni per le acque dure. Acque con valori di durezza inferiori a 15 °F possono ritenersi dolci, oltre i 25 °F sono dure e per valori intermedi sono di media durezza. L’acqua piovana per esempio è molto dolce, avendo una durezza non superiore a 1 °F, mentre alcune acque naturali possono superare i 50 °F.
Chiudiamo questa parte con la domanda che ci siamo fatti all’inizio della serie: ma l’acqua dura fa male alla salute? E’ vero che fa venire i calcoli renali? Certamente non è l’acqua a determinare la calcolosi, può semmai contribuire ad aggravare uno stato esistente, ma sodio e magnesio sono elementi necessari al buon funzionamento del nostro organismo….un po’ meno a quello degli impianti tecnologici.
Beviamo quindi tranquillamente l’acqua del rubinetto, magari dopo averla depurata a casa nostra, in futuro vi dirò come. Per adesso, auguri e un brindisi a base di acqua, che non ci creerà problemi di guida e palloncino per queste festività!!

Autoclavi e depuratori
di Mirella Rossi
Abbiamo finora parlato di acqua da bere, acqua di fonte, acqua del rubinetto acqua minerale e via dicendo; ma … esiste un’altra acqua, quella che buttiamo via, quella sporca, quella che va nelle fogne e nei depuratori. Un’acqua che gira e rigira poi tornerà di nuovo a servire.
Allora vediamo un po’ come funziona questo ciclo dell’acqua, e come viene di nuovo trattata e riportata alla sua naturale caratteristica di acqua pulita. Stiamo parlando del “servizio idrico integrato”, un modo per gestire l’acqua in tutte le fasi che vanno dalla sua acquisizione fino allo scarico. Si capisce che, in base a quanto abbiamo detto prima, il viaggio dell’acqua non finisce con la fase di scarico ma, ne inizia un altro, più delicato ed importante. L’acqua che va nella rete fognaria infatti viene convogliata poi nel depuratore, da cui esce pronta per essere restituita all’ambiente. Ecco quindi che, per essere chiari, il gestore del Servizio Idrico Integrato, (in genere un consorzio o Ente o lo stesso Comune), si occupa, nel territorio che gli è stato assegnato, non solo di prendere l’acqua dalla sorgente, depurarla secondo le necessità (ne abbiamo parlato) e inviarla alle varie tratte di acquedotto per le utenze domestiche, pubbliche, commerciali, industriali o agricole, ma anche di raccogliere le cosiddette “acque reflue” cioè quelle sporche e che vanno nelle fognature e poi depurarle mediante appositi impianti e prodotti, per reimmetterle nell’ambiente.
Tutto questo ha un costo, ovviamente, che il cittadino paga nella bolletta dell’acqua. Si capisce che catturare le acque nere, portarle in depuratore, trattarle e restituirle prevede la costruzione di impianti sofisticati oltre che di controlli continui da parete di personale specializzato. La bolletta che paghiamo quindi deve coprire tutti questi costi. Prossimamente però vedremo come si può risparmiare davvero usando un’acqua di primissima qualità prendendola direttamente dal nostro rubinetto.
La scienza e la tecnologia servono anche a rendere la vita migliore.

Acquedotto, questo… sconosciuto
di Mirella Rossi
Abbiamo parlato dell’acqua del rubinetto, di come sia necessario trattarla per liberarla dalle impurità che raccoglie nel corso del suo passaggio negli strati più o meno profondi del terreno, o nei fiumi e nei laghi. Sempre di più, alla luce dell’inquinamento che diventa preoccupazione costante e giornaliera per la nostra salute, sono necessari controlli e trattamenti mirati.
Allora, come funziona un acquedotto pubblico? Come ci garantisce la potabilità dell’acqua fino ai nostri rubinetti?
Abbiamo già detto che i trattamenti cambiano dopo accurate analisi del liquido, e allora partiamo proprio da qui. Non esiste uno schema unico, bensì trattamenti diversi da applicare a seconda delle circostanze. Ci sono alcuni gestori, anche se sono veramente pochi, grazie alla buona qualità della falda si possono permettere di non trattare l’acqua, o di farlo solo con un trattamento con ultravioletti ad alto potere germicida.
Questo è un trattamento poco invasivo, perché non comporta cambiamenti della composizione e delle caratteristiche dell’acqua. Stante la situazione delle reti idriche italiane si capisce che tale trattamento può essere usato solo da reti nuove o rimesse a nuovo di recente. Per fare ciò occorre però che la rete di distribuzione sia in ottimo stato e non interferisca con la qualità dell’acqua, per esempio con fenomeni di ricrescita batterica o rilascio di materiale. I raggi ultravioletti infatti agiscono solo localmente, lasciando l’acqua esposta a pericoli di ricontaminazione durante la distribuzione. La presenza di inquinanti chimici, o più in generale di sostanze indesiderabili invece richiede interventi diversi, come il dosaggio di reagenti e vari trattamenti di filtrazione. Tali processi sono tanto più necessari quanto peggiore è la qualità di partenza dell’acqua. Anche le acque sono classificate con diversi parametri, da A1 ad A3, dove ovviamene le acque A1 sono le migliori. Le sostanze usate in acquedotto servono sia a rendere limpida l’acqua sia ad eliminare le cariche batteriche e gli elementi nocivi e sono per lo più ipoclorito di sodio come disinfettante, polidrossiclorosolfato di alluminio come flocculante e anidride carbonica per la regolazione del pH.
Al bisogno viene utilizzato del carbone attivo in polvere per l’assorbimento. L’acqua viene quindi inviata ai filtri a sabbia e, dopo un’ultima disinfezione “di copertura” con ipoclorito di sodio, immessa in rete. In Italia il cloro e l’ipoclorito di sodio sono i prodotti più usati.
In ogni comune esiste poi un organismo di controllo della qualità dell’acqua dell’acquedotto che continuamente effettua analisi e prelievi in ogni tratto della distribuzione.

Tutti i benefici e i vantaggi dell’acqua pubblica
di Mirella Rossi
Case dell’acqua: scopriamole insieme
Forse non tutti sanno che negli ultimi anni in Italia sono nati più di
800 chioschi dell’acqua sparsi su tutto lo Stivale da cui sempre più cittadini scelgono di rifornirsi per soddisfare una parte del proprio fabbisogno idrico quotidiano. Ma cosa sono esattamente le case dell’acqua? E soprattutto, quali sono i benefici e vantaggi dell’acqua pubblica e delle case dell’acqua? Si tratta di installazioni attrezzate per erogare acqua potabile opportunamente depurata, refrigerata, gasata e soprattutto gratuita.
In pratica li si potrebbe considerare delle moderne ‘fontane pubbliche’, del tutto simili agli zampilli dove, un tempo, ci si riforniva attrezzati di bottiglie o damigiane. A differenza delle tradizionali fontane, però, le case dell’acqua sono sicure, facilmente accessibili e rappresentano un’opportunità di risparmio concreto per i cittadini oltre che un valido aiuto per l’ambiente. Consumando ‘l’acqua del sindaco”, infatti, si evita l’accumulo di bottiglie e contenitori di plastica che finirebbero in discarica con una conseguente e significativa diminuzione delle emissioni di Co2 nell’atmosfera.
Complice la crisi e una ritrovata sensibilità ecologista, sempre più italiani scelgono l’acqua pubblica erogata dai chioschi o dal rubinetto di casa; le statistiche parlano di ben 7 milioni di connazionali che negli ultimi 4 anni hanno smesso di acquistare l’acqua in bottiglia preferendo quella del sindaco che, tra le altre cose, non ha nulla da invidiare alle acque minerali più quotate.
Per i più scettici e per chi è alla ricerca di altri ottimi motivi per scegliere di consumare l’acqua pubblica facciamo notare che è controllata, garantita e sottoposta a controlli quotidiani molto severi da parte dell’Arpa e delle Asl territoriali, è sana, contiene la giusta quantità di sali minerali per il nostro organismo, è a km zero, non ha quindi bisogno di essere trasportata o di fare lunghi viaggi prima di arrivare nelle nostre case ed infine che è meno costosa, la spesa annuale media per un consumo giornaliero di 2 litri di acqua è di soli 2,86 euro contro i 493 di quella minerale.
Non esistono quindi davvero motivi per continuare a preferire l’acqua imbottigliata a quella del rubinetto. A questo proposito dobbiamo anche sottolineare che associazioni di categoria hanno pubblicato un vero e proprio manuale per la corretta costruzione e funzionamento delle casette dell’acqua, che è a disposizione dei sindaci. Linee guida stilate e portate a conoscenza del Ministero della salute per evitare di incorrere in errori che potrebbero essere anche sanzionati.

Manuale per la corretta prassi igienica
di Mirella Rossi
E’ un territorio di conquista quello delle apparecchiature per il trattammento dell’acqua potabile, un mercato nuovo e suscettibile, quindi, di tecniche non sempre idonee e prodotti a volte non perfettamente rispondenti alla necessità del cliente, sia per la loro installazione, che per la periodica manutenzione.
Per questo, alla fine, i costruttori e manutentori degli impianti si sono rivolti agli esperti per stilare delle regole che servono non solo a tutelare la salute degli utenti, ma anche a dare linee guida per tutti gli operatori del settore.
E’ nato così con l’impegno di AQUA ITALIA (Anima – Confindustria) nella promozione e valorizzazione dei Chioschi dell’Acqua, dopo la pubblicazione di tre Manuali operativi e la recente firma del “Protocollo di intesa in materia di valorizzazione dell’acqua di rete, riduzione dei rifiuti e delle emissioni di Co2” con il Ministero dell’Ambiente e Federutility, un manuale di corretta prassi igienica per la distribuzione di acqua affinata, refrigerata e/o gasata da unità distributive automatiche aperte al pubblico, che inizia a dare risposte concrete ad illazioni e speculazioni e che chiarisce in modo inequivocabile come si opera e cosa non si deve usare.
Tutto questo fa chiarezza, anche alla luce di un’informazione “mordi e fuggi” sui Mass-Media, che spesso serve solo ad alzare l’indice d’ascolto ma non rassicura o istruisce nessuno.
Per questo vi invitiamo a leggere, a questi link ,il Manuale. Anche dare solo una scorsa veloce siamo sicuri desterà il vostro interesse, dato che sulla sicurezza della nostra salute non se ne sa mai abbastanza, e l’acqua, lo abbiamo detto più volte è un elemento vitale.
🔗 Manuale per la corretta prassi igienica

L’aspetto dell’acqua
di Mirella Rossi
L’acqua è sempre esistita, abbiamo detto è condizione fondamentale per la vita sulla terra. L’acqua che stiamo bevendo, sembra strano, ma è la
stessa della preistoria, quella che bevevano i nostri antenati primitivi; è cambiata, semmai, in peggio per le sostanze inquinanti che raccoglie.
E’ bene precisare a questo proposito che ci sono sostanze nocive a prescindere dall’uomo. Anche nel passaggio tra gli stari terresti l’acqua raccoglie minerali e metalli pesanti non proprio … salutari.
Ecco allora che dobbiamo definire cosa è l’acqua potabile.
Innanzi tutto l’aspetto dell’acqua è importante: la sua limpidezza, la mancanza di cattivi odori e di strane colorazioni ci dice che quell’acqua non ci sono elementi nocivi, per grandi linee. Già nell’antichità gli uomini avevano però capito che per avere un’acqua il più possibile pulita bisognava filtrarla e predisporre dei depositi di decantazione. Mai gli antichi romani si sarebbero lavati con “acqua sporca”! La loro conoscenza dell’acqua ha portato alla scoperta e all’uso di acque con proprietà particolari, come le acque termali. Per tornare all’acqua potabile, quella che esce attualmente dai nostri rubinetti, spesso nonostante i depositi, i trattamenti, l’esposizione alla luce ed al calore (che predispogono l’insorgere di alche e muffe), l’acqua che usiamo merita un’attenzione che spesso non viene data.
Ecco allora che nasce il business delle acque in bottiglia, di cui noi italiani siano accaniti consumatori. Ma perché usare acqua imbottigliata e non quella che esce dal nostro rubinetto? magari con opportuni accorgimenti.
Parleremo nei prossimi incontri proprio di questo, di una nuova metodica di trattamento dell’acqua casalinga che ha scatenato vere e proprie battaglie, anche mediatiche.

Acqua da bere: i Media e la corretta informazione
di Mirella Rossi
Informare e trasmettere al grande pubblico non solo notizie di attualità e cronaca ma anche nozioni utili alla vita quotidiana e alla salute è uno dei compiti dei Media.
Una volta la maggior parte delle informazioni venivano trasmesse dai giornali e dalla radio. Poi arrivò la televisione e oggi, sono i programmi del piccolo schermo insieme ad internet a divulgare le notizie con grande rapidità.
Ci sono i pro e i contro: la grande velocità dell’informazione e la quantità delle notizie hanno scatenato una competizione a volte feroce e, la comunicazione, è spesso parziale o ridotta in base allo spazio a disposizione, o addirittura distorta così da falsarne il senso.
Queste notizie riportate sui vari siti non sempre sono attendibili, tant’è che ultimamente è stato redatto anche un manuale per la corretta prassi igienica per la “distribuzione di acqua refrigerata e gasata da unità distributive aperte al pubblico”.
A tal proposito sono in fase di definizione le linee guida per la corretta informazione sui prodotti in questione. Le stesse saranno contenute nel DM 25/2012 del Ministero della Salute.
Nel prossimo servizio parleremo del “Manuale della corretta prassi igienica per la distribuzione di acqua affinata, refrigerata e/o gasata da unità distributive automatiche aperte al pubblico”.



