16/02/25
AMITAP (rielaborazione normativa – ISS, DM 26/03/1991, Dlgs 18/2023)
Acqua di pozzo domestica: norme, limiti e responsabilità
In Italia circa 10 milioni di persone usano acqua da pozzi privati. La legge distingue tra uso domestico non potabile e potabile, con obblighi diversi per autorizzazioni e controlli.

Secondo l’ISS, circa 10 milioni di italiani utilizzano pozzi e sorgenti per l’approvvigionamento idrico domestico. L’uso di acqua da pozzo è regolato dal RD 1775/1933, dal Dlgs 152/2006 e dal DM 26 marzo 1991, con competenze affidate a Regioni e ASL.
I pozzi ad uso domestico non potabile possono essere usati dal solo proprietario e dalla famiglia, per irrigazione o allevamento di animali destinati al consumo personale. Non è richiesto il rispetto dei parametri di potabilità, ma restano obbligatorie autorizzazioni edilizie e contatori volumetrici.
Per i pozzi ad uso domestico potabile occorrono specifiche concessioni e analisi di almeno quattro campioni stagionali nell’arco di un anno, per valutare variazioni microbiologiche, chimico-fisiche e ambientali. I parametri obbligatori sono quelli del Dlgs 18/2023, con particolare attenzione a E. coli, enterococchi, clostridi e contaminanti ambientali (arsenico, nitrati, PFAS, metalli).
Solo dopo queste verifiche si può stabilire se l’acqua è idonea al consumo umano ed eventualmente predisporre trattamenti di potabilizzazione. La responsabilità rimane sempre del titolare del pozzo, che deve garantire la qualità dell’acqua fino al punto d’uso.
Per AMITAP, il messaggio è chiaro: l’acqua di pozzo richiede controlli accurati, manutenzione e competenza tecnica, per evitare rischi e garantire sicurezza alle famiglie.



